Per estinguere l’arsura interiore non è necessario portare la bocca alla sorgente, basta far domanda dell’acqua alla fonte stessa (Sant’Atanasio).
Quando si parla di sete di Dio o di fame di Dio è ben chiaro che si intende parlare del desiderio grande di stare con lui, di nutrirsi di lui. La Scrittura riporta l’esortazione rivolta da Dio ai suoi fedeli a mangiare di lui. Questa esortazione, grandiosa, Gesù la rivolgerà ai suoi discepoli dopo aver spiegato che chi non mangia non entra nella vita. L’esortazione di Dio si incontra con il desiderio dell’uomo che ha fame di felicità, di benessere, di amore. L’uomo ha fame di Dio. In questa ardente e quasi passionale fame di Dio si innesta il pranzo dei cagnolini. Così ci piace definire il brano riportato dagli evangelisti Matteo e Marco, là dove si parla della donna Cananèa che, seguendo Gesù, grida per chiedergli la liberazione della figlia da un demonio. L’evangelista Matteo riporta il termine, chiaramente dispregiativo, che Gesù usa verso la donna, in un primo istante, facendo credere che non voleva accontentarla. Gesù non intende offendere la donna quando la paragona ai “cagnolini” né la donna rimane dispiaciuta. Gesù è sempre il Maestro saggio e buono e la donna comprende che di fronte a Dio bisogna stare sempre nella convinzione di profonda nullità e indegnità. La fede della donna esplode quando, pur consapevole della sua nullità, esorta il Signore a concederle le briciole. Gesù, chiarendo la sua espressione apparentemente offensiva, dichiara: “Donna, davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto come desideri”. Quando Gesù parlò del banchetto nuziale da celebrarsi mangiando la sua carne e bevendo il suo sangue molti si allontanarono da lui per difetto di fede. Ora una donna semplice si accosta a Gesù con “grande fede”. È il giusto cammino. Per partecipare al banchetto di nozze di Dio, per mangiare il cibo che solo Dio può dare, è necessaria la fede certa, forte, decisa. Fede ed umiltà sono le coordinate per entrare nel regno di Dio e per poter partecipare alle nozze col Figlio suo. Occorre essere come cagnolini che si nutrono delle briciole che cadono dalla mensa del Signore!
L’umiltà è il primo abito nuziale. Dio, infatti, resiste ai superbi ma dà la grazia agli umili. Il vero umile non smette mai di supplicare con la certezza di essere esaudito perché Dio è Amore.
Cammino quaresimale tratto da “Quaresima: fissare lo sguardo in Gesù“ di don Nicola Giordano – Edizioni Viverein