O notte beata, tu sola hai meritato di conoscere
il tempo in cui Cristo è risorto!
La notte era stata alleata di peccato. Le tenebre erano servite per favorire la cospirazione contro il sangue innocente. Il buio aveva persuaso il Principe degli Apostoli a rinnegare. Chi mai avrebbe potuto sapere e conoscere e parlare? E chi avrebbe potuto condannare il vile che si nascondeva e il bugiardo che si rifiutava di adorare?
Poi venne la notte del sepolcro. Tutti tornarono a casa, un po’ tristi, un po’ smarriti. Chi mai avrebbe potuto rimuovere la pietra del sepolcro? E chi avrebbe potuto far ritornare indietro il tempo per ridonare la vita a Colui che era veramente morto?
Ma la notte vide ciò che uomo non vide.
Dall’intimo del sepolcro si alzò il Re vittorioso e la morte e le tenebre e la notte e l’inganno e il male furono messi in fuga. Da lontano stava ritornando il centurione con la sua truppa per constatare che il sepolcro era vuoto e che nessuno aveva trafugato quel cadavere.
O notte beata: solitudine infinita, immenso amore!
E dalla notte il Re vittorioso porse la mano ad ogni uomo. Da quel giorno il sole di vita non si eclissa più né alcuno può nuocere a quelli che sono segnati dal suo sangue.
Nicola Giordano, “Quaresima – intimità divina”, Edizioni VivereIn, 1986