Lunedì della Settimana Santa

O Gesù Redentore, immagine del Padre, luce d’eterna luce, accogli il nostro canto.

In umile preghiera e con la docilità del servo vogliamo accostarci oggi a Gesù e rivivere il momento tanto doloroso della preghiera nel Giardino degli ulivi. Sarebbe bello se potessimo accostarci a lui e tenergli compagnia e raccogliere con le nostre labbra le sue gocce di sudore-sangue. La preghiera dà forza e stabilisce la vera unione con Dio. Gesù, modello di preghiera, vive tutta la sua esistenza sulla terra, in continua preghiera. In essa vive il rapporto di unità col Padre e nello stesso tempo il rapporto di unità con tutti gli uomini. Ma in questo rapporto Egli vede e vive il dramma dell’uomo preda delle passioni, schiavo del male e ribelle contro Dio. Gesù vive il suo dramma o, meglio, il nostro dramma che Egli prende su di sé. Vedendo lui e considerando la nostra storia umana, anche noi ci chiediamo il perché del dramma riversatosi su Gesù. Perché quella sofferenza? Perché quel sudore di sangue? Perché l’apparente abbandono del Padre? Quella sofferenza e quel sudore di sangue sono preziosissimi. Il suo sangue è l’unico prezzo di riscatto della grande stoltezza dell’uomo. Ma l’uomo non si cura del male. Spesso, quando dice di non volerlo, lo abbraccia e lo coltiva. Così, da un lato c’è il sudore di sangue di Gesù, dall’altro la strana follia del cuore umano Stare accanto a Gesù nel momento del suo dramma nel Giardino degli Ulivi significa rendersi conto della malvagità del cuore umano e della ottusità della sua mente. Eppure l’uomo, se vuole e quando vuole, sa essere buono, tenero, compassionevole. Sa amare. Sa essere gentile. L’uomo, se vuole, può tendere a grande perfezione. Nel profondo del suo spirito, purtroppo, spesso si addormenta e poi scappa, rinunzia, tradisce. Anche gli Apostoli vengono meno alla loro missione e si addormentano! Il male, invece, non dorme e cresce nelle tenebre. Ci ritorna nella mente la domanda sul dramma del dolore di Gesù: “Perché, Padre, mi hai abbandonato?”. È veramente inammissibile che Dio possa soffrire per le sue creature. Maggiormente ci disorienta la frase della Scrittura: “Avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine”. Ma noi continuiamo a non capire il rapporto che c’è tra il peccato, l’amore di Dio e la sofferenza di Gesù. Gli vogliamo dire oggi il nostro grazie per il suo grande amore.

Le mie scelte folli hanno causato il tuo dolore, Figlio dell’uomo. Dammi sapienza e grazia perché sappia piangere sulla mia in corrispondenza alla tua grazia.

Cammino quaresimale tratto da “Quaresima: fissare lo sguardo in Gesù di don Nicola Giordano – Edizioni Viverein

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