Giovedì della Settimana Santa

Egli è l’agnello che non apre bocca, egli è l’agnello ucciso, egli è nato da Maria, agnella senza macchia (Melitone di Sardi).

Il ricordo degli ultimi giorni di questa settimana sono i più carichi di emozioni, pensieri e decisioni. Collegandoci al racconto biblico della creazione del mondo potremmo dire che questi ultimi tre giorni sono stati i più faticosi in tutta l’opera di Dio. Lo splendore della luce, in questi giorni, si eclissa. Il calore della vita, in questi giorni si intristisce. La gioia si spegne ed entra il lutto. Avanzano trionfalmente le tenebre e, quando è notte, sopraggiunge la morte. Il Giovedì santo, predestinato ad essere il giorno delle nozze, diventa il giorno della contraddizione. Al convito di nozze tutta l’umanità è stata invitata e molti non si sono presentati. Tutti sono indistintamente stati chiamati, invitati, esortati ad entrare nella sala. I poveri hanno occupato i primi posti, gli sfiduciati hanno riacquistato il sorriso. Sulla tavola viene imbandito il vero Agnello, figlio dell’Agnella. Lo stesso Agnello compie il miracolo di moltiplicare all’infinito quel cibo che è capace di sfamare tutti. Il banchetto comincia mentre nel cuore degli uomini c’è tempesta. Ci sono divisioni, tradimenti, liti, infedeltà di ogni genere. L’Agnello esorta tutti a mangiare a sazietà. I frammenti che rimarranno sulla tavola basteranno a sfamare tutti gli affamati della storia umana. L’Agnello immolato è il vero figlio dell’Agnella, è il vero Agnello divino, nato, per volontà divina dalla Donna “pienadigrazia”. Quell’Agnello si chiama Gesù. Si dona a tutti inesauribilmente, totalmente, gratuitamente. Esorta a mangiare per sempre perché la mensa non rimarrà mai spoglia o vuota. Egli lo ripete: “Fate questo in memoria di me”. Occorre fare memoria, vivere il memoriale eucaristico in quella celebrazione che comincia quel Giovedì e non cesserà mai finché ci sarà un solo uomo sulla terra. Tutti gli affamati potranno cibarsi non di briciole cadute dalla mensa, ma delle vere carni di Gesù, Agnello divino. Eucaristia significa rendimento di grazie e memoriale del sacrificio di Gesù. Eucaristia nella nostra vita deve significare immolazione, offerta d’amore fatta a Dio e ai fratelli. Attenzione! Quelli che si accostano all’Eucaristia corrono il rischio di rendersi “rei del corpo e del sangue di Cristo”. Il rischio lo corrono quanti sono spettatori ed attori che non si immedesimano totalmente con i sentimenti dell’Agnello.

Voglio imparare a trasformare la mia vita in sacrificio puro, santo e gradito a Dio, partecipando al memoriale eucaristico.

Cammino quaresimale tratto da “Quaresima: fissare lo sguardo in Gesù di don Nicola Giordano – Edizioni Viverein

Potrebbe interessarti