C’è una descrizione del Venerdì Santo che ci incute tremenda paura e, nello stesso tempo, immensa gioia.
L’evento spaventoso ce lo descrive Luca: “Era verso mezzogiorno, quando il sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Il velo del tempio si squarciò nel mezzo”.
Più violenta è la descrizione che ne fa Matteo. L’evento a rileggerlo ancora oggi, ci spaventa e, tralasciando le indagini scientifiche o astronomiche dobbiamo affermare che l’evento della morte ebbe una risonanza storico-divina.
Proviamo, anzitutto, immensa gioia perché possiamo dire, con grande ammirazione e profonda fede, che quel momento segnò l’inizio della nuova epoca, della nuova storia umana. Gesù con la sua morte ci ha redenti e ci ha offerti al Padre come il trofeo della sua vittoria.
Non possiamo, però, non rammaricarci e rattristarci, ancora oggi, quando ci rendiamo conto della indifferenza, della apatia, della diffidenza che questo evento lascia nel cuore e nella mente degli uomini.
A volte rimane solo come un ricordo teatrale e non diventa un fatto storico che entra nella storia dell’esistenza umana. Eppure da quel momento la storia umana è storia divino-umana ed ogni uomo è come Lui.
Non vorrei io per primo essere abulico, apatico, indifferente di fronte a questo mistero. Se mi avvicino a Lui e lo bacio è per dire: Ti amo, Mio Signore e Dio. Tornando, poi, a baciare il segno della salvezza, prego:
“Io ti saluto, o Croce santa che portasti il Redentor, gloria, lode ognor ti canta ogni lingua e ogni cuor”. Tu, o Signore, mi hai redento e salvato perché sei Amore infinito ed immenso.
(don Nicola Giordano – “Sulle tue orme Gesù di Nazareth“, Edizioni VivereIn, 2007)