È necessario che ciascuno dia testimonianza del mistero della sua nuova vita (San Gregorio Magno).
Quando c’è discordanza tra le parole ed i fatti si cade nell’ipocrisia che è il peggiore dei vizi. L’ipocrisia è la maschera che vorrebbe ingannare anche Dio. Gesù definisce gli ipocriti “sepolcri imbiancati e cadaveri ambulanti”. Dice che bisogna fare quello che comandano ma non quello che fanno. Duro e fermo è il giudizio e la condanna di Dio contro gli ipocriti. Egli non sopporta i loro sacrifici e disdegna le loro suppliche. L’ipocrisia è un male molto diffuso. Ogni uomo ci tiene alla propria immagine e molti ricorrono al trucco per “apparire”, per “mettersi in mostra”, per “progredire”. La ipocrisia peggiore è quella di chi arriva a fare ostentazione di sé davanti a Dio e credere che l’osservanza della legge, in quanto tale, sia sufficiente per garantirgli il regno dei cieli. L’insegnamento di Gesù è molto chiaro. Dice fra l’altro: “Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me, non è degno di me; chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà trovato la sua vita, la perderà; e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà”. Parole dure, parole forti, parole chiare. parole di totale rinnovamento interiore. Parole che esigono la personale adesione a Cristo senza concessione di alcun indulto. Per questo è necessario che ciascuno dia testimonianza della sua nuova vita con una condotta coerente. Tutti i compromessi, i tentennamenti, le bugie, le mezze misure, gli inganni, le promesse non mantenute, i tradimenti e le infedeltà, tutte le forme di apatia non trovano possibilità di incontro con Cristo. Chi cerca la propria vita, o il proprio tornaconto, o il proprio interesse, o le proprie definizioni, perde tutto perché Dio è unico e sommo. La ipocrisia dei sedicenti credenti favorisce il crescere di falsi ideali. Come credere a chi non vive la sua autenticità e profondità di fede? Come credere agli ipocriti, ai superbi, ai vanitosi?
Oggi non toglierò qualcosa dalla mia mensa. Toglierò molte cose dal mio animo. Toglierò soprattutto il mio vivere da gaudente avvolto nei piaceri delle mie voluttà di mente e di cuore.
Cammino quaresimale tratto da “Quaresima: fissare lo sguardo in Gesù“ di don Nicola Giordano – Edizioni Viverein