Quaresima 2023 | Sabato della quarta settimana

Non ci si può prendere gioco di Dio. Ciascuno raccoglierà quello che avrà seminato (Gal 6, 7).

Sarebbe bello se tutti gli uomini si convincessero della importanza del partecipare alla mensa del Signore. Sarebbe molto bello se tutti gli uomini sentissero la necessità e avvertissero il dovere di invitare Gesù e di offrirgli la cena. È ben chiaro che l’uomo deve sapere e volere offrire al Signore qualcosa di proprio. Osiamo dire che come Egli ci offre la sua Cena anche l’uomo dovrebbe contraccambiare l’invito e l’offerta. C’è nei Vangeli la descrizione di una cena offerta a Gesù senza che qualcuno gli chieda qualcosa. Si tratta di una cena preparata ed offerta come atto di straordinario amore. È la cena che le due sorelle, Marta e Maria, gli offrono qualche giorno prima della sua immolazione. Due donne, due sorelle, tanto diverse l’una dall’altra, offrono a Gesù una cena che lo soddisfa pienamente. Era stato lui a scegliere di andare a cena in casa delle due sorelle ben conoscendo la loro delicatezza ed il loro amore. Nessuno ardisce invitare Gesù a cena, anche se Egli se lo aspetta. Sta scritto, infatti, che il Signore verrà a casa nostra, si siederà alla nostra mensa e mangerà con noi se lo inviteremo e gli apriremo la porta. La cena in casa di Marta e Maria è la cena del godimento estatico e della donazione amorosa. Le due sorelle gareggiano. Marta, soprattutto, vorrebbe poter offrire a Gesù il meglio di se stessa, il meglio di ciò che sa fare, il meglio della sua femminilità. Bisogna sapersi rispecchiare in queste due sorelle e nell’impegno ad offrire a Gesù la cena. Marta offrì il meglio della sua attività, Maria il meglio del suo essere. Entrambe intrecciarono il servizio e l’amore, con alternanza di profondità di sentimenti. Ci riesce difficile stabilire quale fra le due sorelle fosse più innamorata di Gesù. Entrambe volevano stargli molto vicino, offrire e accogliere la preziosità di ogni gesto. Ciò che conta quando ci si pone di fronte a Dio non sono le cose che gli vengono offerte ma il modo e la purezza del cuore che offre. Imitando lo stile della Cena di Betania si entra a far parte della vera unità con Gesù. Non basta accettare il suo invito. Non basta sedersi a mensa con lui. Non basta accettare di mangiare le sue carni. Per ogni uomo importante raggiungere la determinazione ad offrire se stessi come cena d’amore a Gesù.

Anch’io, Signore, voglio offrirti una cena di cibi succulenti cotti al fuoco del tuo divino Spirito. Voglio, Signore, offrirti il mio intenso sguardo d’amore e la mia totale sottomissione alla tua volontà.

Cammino quaresimale tratto da “Quaresima: fissare lo sguardo in Gesù di don Nicola Giordano – Edizioni Viverein

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