Quarta Settimana di Quaresima
Giunti alla quarta domenica del cammino quaresimale, che abbiamo sempre definito cammino di grande gioia, dal brano del Vangelo desumiamo un particolare significato della gioia che Gesù trasmette da uomo, vero Figlio di Dio, all’umanità intera.
In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire… ».
La prima grande gioia che desumiamo dal Vangelo di Giovanni è l’affermazione di Gesù che, interrogato su chi avesse peccato degli appartenenti al cieco nato, rispose che nessuno aveva peccato, ma che l’episodio da lui raccontato voleva essere la dichiarazione che Dio è amore. In quella stessa occasione Gesù, a quanti si erano presentati da Lui per interrogarlo e metterlo alla prova, disse: “Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo”.
Ci sembra di desumere che Gesù non dice che il peccato non esiste, e di questo non dà una spiegazione, ma sottolinea che Egli è venuto per illuminare il mondo con la sua stessa presenza. Anche noi spesso ci rivolgiamo a Gesù senza minimamente pensare che Egli è la luce del mondo. Gesù di Nazareth, più volte, alla folla che lo seguiva aveva rivolto l’invito ad andare da Lui: “Via, verità e vita”.
Gesù è veramente la essenza della luce divina e cioè della vita che Egli ha portato nel mondo intero.
Altro elemento che ci infonde gioia è il particolare che l’Evangelista premette al racconto. Gesù, entrato nella sinagoga, sputa per terra e il suo sputo con la terra diventa fango, quel fango dell’umanità senza Dio ma da Dio stesso assunto come dono di grazia. Spalma il fango sugli occhi del cieco nato e questi riacquista la vista.
Quelli che non credevano in Gesù ed erano stati spettatori del singolare episodio, chiedono al povero cieco chi gli ha dato la luce degli occhi, chi è quell’uomo. Il cieco rinato asserisce soltanto i fatti, la storia, la storia dell’umanità, quella che tanti uomini ancora oggi non credono. Gesù, il Figlio di Dio fattosi uomo, è l’unica vera storia umana. Non possiamo indicare il momento o il modo di inizio di questa singolare storia. Gesù è la storia, non sempre conosciuta e non sempre amata.
Dopo aver dato ai farisei la sua risposta storica, il cieco fu cacciato via dai nemici di Gesù e fu dichiarato un grande peccatore. Anche oggi chi si professa come credente di fede, di gratitudine, di amore verso Gesù, viene rigettato.
Noi ci associamo a questa gioia e a questa fede sentendoci come il povero nato cieco. Se riusciamo a vedere con gli occhi del nostro corpo, se riusciamo a credere in quel Gesù che per noi è la vera grande luce, lo dobbiamo unicamente e pienamente a quell’Uomo, il Figlio di Dio venuto sulla terra, nato dalla Donna-Madre, Maria di Nazareth. Egli ha dato un segno: nella sua potenza e grandezza anche il fango diventa quasi sacramento di salvezza. È questa la storia vera del cieco nato e dell’umana esistenza.
Dobbiamo essere convinti che se vogliamo vedere, se vogliamo credere e giungere alla visione del mistero di Dio, dobbiamo collegarci con fede grande, con profonda umiltà, con certezza umana a quel Figlio, il Figlio di Dio, Colui che solo può ridonare la luce alle menti e agli occhi di ogni uomo.
In questa celebrazione della quarta settimana di Quaresima, ci viene rivolto l’insegnamento a credere profondamente in Gesù, che nella sua grande misericordia, nel suo amore, sputando sulla terra, non ha detto o non ha significato disprezzo per l’umano vivere, ma ha trasformato il fango in sacramento di rinascita luminosa.
Continuiamo a pensare e a dichiarare che Gesù, il Figlio di Dio e il Figlio di Maria, è venuto sulla terra per trasformare il cieco nato o la donna inferma; ha potenziato e redento il mondo intero anche soltanto con il suo sguardo, la sua potenza, il suo unico e significativo amore che è il segreto della stessa vita divina.
Gesù un giorno alle persone che lo seguivano e che erano stanche del loro vivere fra stenti e dolori, disse: “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e affaticati ed io vi darò amore, vita, luce, conforto”. Questa è la quarta tappa del nostro cammino quaresimale. Se avvertiamo la nostra cecità e se dubitiamo che il grande Figlio di Dio ci ama, ripensiamo alla storia di questo cieco, alla storia della nostra vita: anche io che scrivo e che forse non ho la forza dell’abbandono totale in Gesù e nella sua grandezza e potenza, sono cieco.
Concludiamo implorando: “Uomo-Dio, Figlio di Dio, Figlio di Maria, che per noi ti sei lasciato mettere in croce, senza difenderti e senza condannare nessuno, ascolta la nostra preghiera: fa’ che ogni uomo esca dalla sua cecità e si trasformi in testimone di vera fede e di vero amore in Gesù.”
“Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva”. Potrebbe diventare questa la nostra storia di vita in Cristo.
Nicola Giordano
I brani evangelici sono stati desunti da Gv 9, 1-41.