Io sono il Vivente, dice il Signore: non voglio la morte del peccatore, ma che si converta e viva (Ez 33, 11).
In alcuni racconti di mitologie antiche si legge che un giorno alcuni giganti tentarono di scalare il cielo per spodestare gli dei. Nella Sacra Scrittura si parla spesso della dimora di Dio nell’alto dei cieli e con un linguaggio metaforico si colloca la dimora di Dio su vette altissime. Avviciniamoci alle diverse vette. La prima montagna descritta nella Bibbia è quella del roveto ardente che bruciava senza consumarsi. Mosè fu preso dalla curiosità di rendersi conto del fenomeno. È significativo per il cammino di vita cristiana collegarsi a questo monte del roveto ardente tanto più che per scalare questa montagna viene imposto a Mosè di togliersi i calzari. La prima scalata che un cristiano deve fare per entrare nel regno di Dio e per avvicinarsi alla Santa Montagna comporta che ci si tolga i calzari. Non si può scalare la montagna di Dio confidando su mezzi esteriori escogitati dall’orgoglio e dalla presunzione dell’uomo. Il monte di Dio va scalato scoprendo la propria nullità e fragilità incrementando il desiderio, che non è semplice curiosità, di avvicinarsi al fuoco inestinguibile dove tutte le scorie vengono bruciate. Chiunque voglia avvicinarsi a Dio deve purificarsi profondamente e radicalmente. “Solo chi ha mani innocenti e cuore puro” può scalare il monte di Dio. Quel “togliersi i calzari” può anche significare la grande sottomissione che bisogna avere verso Dio. La grandezza di Dio, infatti, esige la profondissima umiltà da parte dell’uomo. Sta scritto che anche gli angeli si coprono il volto davanti alla maestà divina. Non ci sono scale adeguate per ascendere la Montagna né si possono usare funi o arpioni. L’industria umana, l’astuzia, i progetti, i programmi non contano nulla. Occorre umiltà, docilità, abbandono. Occorre, nello stesso tempo, togliersi i calzari e lasciarsi avvolgere dalle fiamme dell’Amore. Si sa che Dio dà la sua grazia agli umili e confonde i superbi nella vanità del loro cuore. Il monte di Dio è il monte del fuoco, del dinamismo, della potenza, della forza. È il monte dell’Amore incendiario e vivificante. Bisogna decidersi a scalarlo con gioia, entusiasmo, alacrità.
Non starò oggi neghittoso aspettando che il Fuoco divampi. Pregherò invocando lo Spirito Santo perché discenda sulla mia mente e nel mio cuore e bruci e consumi tutte le negatività che sono in me.
Cammino quaresimale tratto da “Quaresima: fissare lo sguardo in Gesù“ di don Nicola Giordano – Edizioni Viverein