Giovedì Santo – “Il banchetto nuziale”

Il giovedì si presenta come una tappa essenziale e innovativa al massimo.
Lo scontro con gli increduli era già avvenuto quando per la prima volta aveva annunziato la novità-proposta di mangiare la sua carne e bere il suo sangue.
Era la proposta più bella che dava compimento alle attese dell’umanità di sedersi alla mensa con Dio per condividere totalmente la sua vita.
Ma gli uomini si erano dichiarati scandalizzati e non certo per le espressioni usate o per la proposta fatta ma per la meta e la novità di vita che quella realtà significava ed esigeva. Occorreva arrivare alla perfetta unità con Lui, Gesù, il Figlio di Dio venuto sulla terra per imprimere una dimensione di vita nuova all’umanità.
Ponendoci, oggi, di fronte a questa dimensione osiamo dire che se Gesù ci avesse lasciato soltanto la bella dottrina o ci avesse insegnato l’arte di fare miracoli o ci avesse dato il miglior codice di comportamento umano nella società, non ne avremmo ricavato alcun guadagno.
Il dono più grande che Egli ci ha fatto è stato, ed è, quello di poter mangiare Dio per poter essere come Dio. Questo mangiare Dio ed essere totalmente come Dio non è soltanto il grande mistero incomprensibile ma la grande vetta da tutti desiderata ma da molti non accettata. Se si mangia di quel pane e si beve di quel vino si diventa concorporei e consaguinei con Gesù il Figlio di Dio.
Chissà se, nelle tante comunioni che abbiamo fatto, abbiamo veramente mangiato Dio! Chiediamoci, con l’apostolo Paolo, se ora possiamo affermare “non sono più io che vivo ma è Cristo che vive in me” e “la vita che io vivo è quella che vivo nella carne di Gesù, il Figlio di Dio”. Se c’è fame nel mondo non basterà mai tutto il pane impastato con la farina a sfamare i viandanti della storia. Quel pane è vera carne, la carne del Dio fattosi uomo.

Di’ soltanto una parola e fa’ che sia degno di mangiare te

(don Nicola Giordano – “Sulle tue orme Gesù di Nazareth“, Edizioni VivereIn, 2007)

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