Creati per la gloria del tuo nome, redenti dal tuo sangue sulla croce, segnati dal sigillo del tuo Spirito, noi t’invochiamo: salvaci, o Signore!
La vera Gerusalemme non è situata in un luogo o in una nazione. La vera Gerusalemme, la nazione santa, il popolo che Dio ha redento, la casa dove egli ha posto la sua dimora ed ha piantato la sua tenda, è l’uomo, ciascun uomo. Quando Gesù, secondo il racconto biblico, al termine della sua missione sulla terra entrò in Gerusalemme cavalcando l’asina e il puledro, fu accolto dalla folla osannante che distendeva i mantelli al suo passaggio e a quanti chiedevano chi fosse rispondeva: “Questi è il profeta Gesù, da Nazaret in Galilea”. Ci sta molto a cuore questo episodio perché sta a significare che la folla accoglie Gesù come il profeta, come l’inviato da Dio, come il Messia promesso ed atteso. Ci sta molto a cuore questa festa anche se non ci piace viverla come ricordo di un evento passato. Vorremmo che fosse celebrata come festa dell’oggi e che tutta la folla del mondo intero accogliesse Gesù nella Gerusalemme del proprio spirito. Che senso, infatti, avrebbe soltanto un ricordo storico nella vita e nella missione di Gesù? Egli non fu e non è un protagonista passeggero. Egli è l’autore del tempo ed il vero re di tutti i cuori. Se la Domenica delle Palme ha un valore ed un significato, deve segnare l’accoglienza del profeta Gesù da parte di tutti. Per questo è doveroso che ciascuno stenda ai piedi di Gesù i propri mantelli ed i propri abiti. Gesù deve entrare nella sua casa, nella sua tenda, nel suo regno. Tenda, casa, regno è ciascun uomo. Per dare particolare risalto all’evento storico l’evangelista Matteo racconta che, subito dopo l’ingresso trionfale in Gerusalemme, Gesù entrò nel tempio, nella casa del Padre e di lì cacciò i vari profanatori. Il giorno delle Palme dovrebbe diventare il giorno in cui l’umanità intera trova la forza e la decisione di riconoscere Gesù come suo Re. Il grido che si leva dalla folla è un atto di profondo amore, di fede, di consacrazione a Lui che è il Re e Signore. Il nostro spirito ci ripete le parole del Profeta: “Esulta grandemente figlia di Sion; giubila, figlia di Gerusalemme! Ecco, a te viene il tuo re. Egli è giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino, un puledro figlio d’asina”. Devo gridare il mio “Osanna”, oggi.
Oggi ti riconosco mio Re e mi dichiaro tuo servo promettendoti docilità, ubbidienza, sottomissione.
Cammino quaresimale tratto da “Quaresima: fissare lo sguardo in Gesù“ di don Nicola Giordano – Edizioni Viverein